In quest’ultima puntata del Journal dedicata al sommo poeta di cui l’Italia celebra i 700 anni dalla morte, raccontiamo come Dante, se non fu solo di Firenze in vita, oggi è ancor di più patrimonio comune.
Principe Carlo entra a Firenze e Dante l’accoglie.
Ai primi di marzo del 1294 entrava a Firenze il principe Carlo Martello d’Angiò.
E Dante l’accoglie, con una delegazione di fiorentini capeggiata da uno col nome più fiorentino di tutti, Giano di messer Vieri de’ Cerchi. Fatto sta che Dante e Carlo sono giovani, si conoscono, parlano di poesia. Carlo sarebbe morto un anno più tardi e Dante, componendo il Paradiso, se ne sarebbe ricordato: quando rincontra l’amico, nella finzione concessa dai versi, gli confessa “l’alta letizia / che ’l tuo parlar m’infonde, segnor mio“.
Leggere Dante rende fiorentino il mondo.
Poeta e ambasciatore, Dante Alighieri ha praticato in vita anche il mestiere che gli sarebbe toccato nei sette secoli che separano il nostro tempo dal suo. Con le sue rime, oggi viaggia Firenze nel mondo. E anche se la sua città, divisa, lo maltrattò, e in una celebre lettera si firmò «fiorentino di nascita, non di costumi», noi de Il Bisonte prendiamo parte alle celebrazioni in suo onore del 2021 con una convinzione: leggere Dante è un gesto che rende il mondo fiorentino, non di nascita, ma di – nuovi, ricongiunti, sostenibili – costumi.