Torniamo da Emanuele Coccia. Il filosofo italiano che sta mixando Moda, Estetica, Ecologia.
Moda e filosofia. Dentro una congiunzione, di una sola lettera, quante possibilità. Da riandare come strade dalla storia del pensiero alla storia del gusto nel vestire. E possibilità nuove, abiti ancora da disegnare, teorie ancora da pensare.
Le seconde, di solito, sono meno attraenti dei primi. Un giro di perle al collo non si porta con lo stesso agio di una teoria estetica. Oppure sì? Da qualche tempo si parla di «Everyday Aesthetics». Se pure lo vediamo ogni giorno, il Bello non è meno bello.
C’È UN’ESTETICA DI OGNI GIORNO
Una voce limpida si sente al riguardo di queste cose. Della Moda. Dell’Estetica. Le sta mixando insieme. I risultati sono ancora da scoprire. Per il momento, Emanuele Coccia tiene le sue lezioni parigine, cercando un nuovo linguaggio critico negli abiti.
E TI APRE GLI OCCHI SULL’AMBIENTE IN MUTAMENTO
Siamo un Journal. Non un trattato. Ma le idee – si sa – ci sbocciano dentro toccate da una luce diversa ogni volta. Anche quella dello smartphone da cui leggi questo post. E certo: anche davanti al guardaroba. Ha scritto Coccia una volta – in sintesi – che tanti più colori nell’armadio di un uomo, quante più idee.
Il problema sono le uniformi. «White Collar», si dice. Due parole brutte forti. Come brutto è il paesaggio formato da uomini tutti con le stesse giacche-cravatte-camice. Ma c’è di peggio. I vestiti uguali creano conformismo, e bloccano il cambiamento.
Cambiamento d’opinioni. De-costruzione del proprio privilegio. Presa di coscienza – qui arriva la bomba – di attraversare un ambiente in mutamento. Sì. Lo stile del nostro vestire ci apre gli occhi su come siamo e dove andiamo. È conoscenza. La Moda è proprio Filosofia.