A Pontassieve! Per la seconda puntata di un giro nel centro creativo e logistico de Il Bisonte. Nel reparto dei Pellami abbiamo visto tutti i colori e le tecniche della pregiata vacchetta. E anche alcuni dettagli delle pelli, cui un giorno dovremmo dare più attenzione.
A Pontassieve, il centro creativo e logistico de Il Bisonte ha aperto le porte al Journal. Dopo il reparto Prototipia e Modelleria abbiamo visitato quello dei Pellami. Le pagine relative, nel nostro taccuino, sono annotate con parole tecniche e molto poetiche a un tempo. Primo fiore. Volonatura.
TUTTI I PREGI DELLE PELLI…
Dentro al grande ambiente al piano terreno dove sono gestite le pelli, si intuisce di essere nel momento mediano di un lungo processo. E ciò che accade prima, in conceria, non è un mistero. Anzi, è il vanto de Il Bisonte! Che sceglie da sempre le pelli conciate al naturale. Con il tannino estratto dall’albero argentino del quebracho.
In pratica: nel reparto Pellami, delle scaffalature raggiungono il soffitto per ospitare centinaia di rotoli di prodotto dai colori e i trattamenti più diversi. Prima di venire ritagliati, per consegnare agli artigiani dislocati i pezzi giusti, c’è il tempo di svolgere per noi qualche rotolo, per dimostrazione, tra il via vai degli addetti. «La vacchetta canta», ci è detto: e sentiamo la melodia di un grande foglio che viene stropicciato. «È trasparente»: e ci appare il palmo della mano che calca il verso del foglio.
…E ALCUNI SEGNI DELLA LORO VITA NATURALE
C’è un dettaglio da aggiungere. O meglio, ce ne sono molti. Dettagli che talvolta sono celati. Si tratta, ci spiegano, di certi segni sulla pelle degli animali. Cicatrici, punti neri, etc. Essi distinguono le pelli in prima e seconda qualità. Ciò che il Journal si domanda è: come potremmo educare i clienti dell’alto artigianato ad accettare, anzi, ad apprezzare anche le borse che recassero questi piccolissimi segni?
Sono le tracce discrete della vita precedente di questo materiale, che è naturale. La pelle non scende dal cielo delle perfezioni. Si è mischiata alla terra. E ad altra si mischierà, prestandosi al nuovo uso di una borsa, per noi. È una questione di mercato, ma è anche un po’ una questione di ecologia. Il primo passo verso questo complesso discorso, forse, è già l’elogio dei dettagli che abbiamo visto a Pontassieve.