Salutiamo Emanuele Coccia. Il filosofo italiano che mixando Moda, Estetica ed Ecologia, offre un atlante per orientarci nel mondo.
Noi (donne e uomini) siamo paesaggio. Parte integrante di esso. E il paesaggio di noi. Quando facciamo suonare i tacchi delle scarpe, suona il legno degli alberi che li compone. È il riscatto di chi alla recita scolastica, appunto, faceva l’albero.
I prati erbosi che traversiamo hanno già nutrito gli animali che alla fine della loro vita daranno la pelle per rivestire la nostra, con abiti che rimettono donne e uomini nel paesaggio in modo (ecologicamente, filosoficamente) circolare.
NOI SIAMO PAESAGGIO
Siamo paesaggio però anche nel verso opposto. Lui riveste noi: di materiali, di atmosfera, di passato ecologico. E noi rivestiamo lui: della nostra bella presenza. Dentro a questo gioco di specchi possiamo capire l’ipotesi di Emanuele Coccia.
E CI ORIENTIAMO CON LA MODA
L’ipotesi, cioè, che la Moda sia anche Cartografia. Nelle sue parole: «Ogni abito deve trasformare i corpi in un atlante, un meccanismo per accedere e penetrare in modo intelligibile in un mondo sconosciuto».
Come fare per orientarsi? In un mondo accelerato e ignaro dei paesaggi e dei suoi abitanti, la scelta di un marchio di moda responsabile, che riveste uomini e donne di abiti giusti, e aperti allo «sconosciuto», sembra dire Coccia, è il primo passo.