In questa puntata de Il Bisonte Journal volge al termine la passeggiata con Fiorenzo Caspon nel suo parco dietro ai capannoni. Per liberarci dal pensiero del profitto e curare l’ambiente, può qualcosa la Poesia?
Continua la passeggiata con Fiorenzo, che mi guida nel suo parco di alberi già estirpati, salvati e restituiti alla terra. Finora non abbiamo taciuto un secondo. E il suo tono è sempre stato bellicoso. È un contadino d’azione, ha mani felici di impastarsi di terra per le giuste cause. Ma è senz’altro anche un uomo di pensiero: «Tutto quello che vedi» mi dice infatti, «è piantumato dietro un progetto preciso: prima disegno i filari e dopo riempio i buchi con nuovi alberi».
Così penso di trovarmi in un giardino moderno, che ha sostituito alla villa padronale i capannoni di lamiera, e al giocoso labirinto di siepi le canalette per irrigare; che non ha spianato ettari ed ettari nella periferia di qualche capitale, ma si è ritagliato dei campi in mezzo alle coltivazioni della bassa trevigiana. Tuttavia: un giardino dove si può godere della stessa antica libertà di immaginare (non come in certi giardini pubblici dove lo sguardo è accompagnato a forza a un punto o a un altro).
Fiorenzo interrompe questo pensiero dicendo: «Quest’altro che vedi era un campo edificabile per scopi industriali, valeva una fortuna, avrei potuto estendere la mia fabbrica fin qui. Ma l’ho declassato.» «Come mai?» gli chiedo (come mi invitava a fare con la sua pausa studiata). «Ma per metterlo a coltura! Per curarlo da me. Non voglio morire in mezzo ai capannoni». E continua: «Da decenni l’ambiente vive in stato di emergenza, ma pochi se ne rendono conto davvero. E sai perché? Perché non sanno fermarsi, guardare, e vedere altro dal profitto. Siamo incapaci di liberarci da questa gabbia. L’ambiente ha bisogno di gesti diversi.» Di generosità.
Ormai siamo tornati ai capannoni. Alcuni operai sono intenti a manovrare i muletti. Quello che ho trascorso con Fiorenzo mi è chiaro soltanto nella parola della Poesia. Non per lodare senza motivo un uomo semplicemente innamorato del suo territorio: ma la poesia oggi è l’unica cosa che non porta profitto immediato, che ha leggi proprie, e si può capire solo mettendosi a terra, umilmente, o librandosi sopra il senso dei discorsi avvelenati. Lo stesso ho potuto fare in questa passeggiata. Ringrazio Fiorenzo, lo saluto. L’ultima sua parola è un invito che il Il Bisonte Journal fa proprio: «Appassionati!»