Sarà successo senz’altro nell’atelier di Xu Beihong. A guardare le date: in un anno tra il 1931 e lo scoppio della Seconda guerra sino-giapponese, forse nel 1936. A guardare l’abbigliamento di Sun Duoci: era estate. Sun, la ragazza ritratta dal celebre pittore Xu Beihong, era pittrice anch’ella. Era sua allieva. E aveva un affaire sentimentale con lui. Sarebbe bello fantasticare sull’occasione di questo dipinto. Xu che sceglie il punto dove piazzare il cavalletto, Sun che si mette comoda sulla sedia a dondolo. Ma abbiamo altri dettagli su cui indugiare.
L’atelier di un pittore cinese, e sullo sfondo una statua greca.
Sullo sfondo campeggiano degli oggetti. In basso a sinistra: un vaso di porcellana, ma non ci stupiamo troppo visto che siamo nella Cina degli anni Trenta. Su una credenza però: una statuetta di Atena, la dea greca della Sapienza, protettrice di una città, Atene, distante circa 8.000 chilometri dall’atelier di Xu Beihong a Nanjing. E anche se è di gesso e non di marmo, appare distante dei secoli dal suo tempo originario. Ma non li avrà trascorsi tutti a ingiallire su quella credenza.
Gli oggetti che abbiamo in tasca dove invecchieranno?
La Macchina del tempo del Journal ha toccato la sua terza opera d’arte dell’Asia contemporanea. Infatti, come queste opere si parlano a distanza, anche gli oggetti che tocchiamo tutti i giorni, su una piccola, talvolta piccolissima scala, partecipano a questi dialoghi tra le stagioni degli uomini e tra i loro continenti. Chissà come invecchierà l’oggetto che abbiamo in tasca. Se un giorno finirà sullo sfondo di un dipinto dall’altra parte del mondo. Il Bisonte in queste connessioni pone da sempre grandi speranze.