Il 19 ottobre verrà presentata la nuova Capsule Collection de Il Bisonte nella sua boutique di New York. Due serie di porta-oggetti dall’anima in legno, rivestiti in pregiata pelle di vacchetta, ideati dal noto designer Shawn Henderson. Lo abbiamo intervistato, con cinque domande, qui sul Journal. Come si dice in gergo: conviene riportare le risposte per intero.
Il Bisonte ha casa anche a New York. Qual era la sua conoscenza del marchio fiorentino prima di questa collaborazione? Può dirci qual è, secondo lei, l’immagine o l’identità de Il Bisonte nella sua città?
Conosco Il Bisonte da quindici anni. Un caro amico mi regalò una delle vostre agende rilegate in pelle perché ne uso sempre per lavoro. Ricordo quanto fosse ben costruita e quanto fosse morbida la pelle.
Con la nuova Capsule Collection de Il Bisonte, la piccola pelletteria torna nelle nostre case in una forma completamente nuova. Può descriverci brevemente la collezione? Come si è inserita nel suo abituale processo creativo?
Mi sono approcciato alla mia collezione per Il Bisonte nello stesso mondo in cui faccio per tutti i miei progetti d’interni: c’è uno scopo e un posto per ogni cosa. Non mi piace il disordine né di dover cercare le cose per casa, soprattutto al mattino quando cerco di infilare la porta. Ho riflettuto su come impiego di solito i porta-oggetti nei miei interni. Per me quello giusto deve essere insieme bello e pratico. Nel momento in cui ho immaginato la mia collezione per Il Bisonte, ho deciso di creare un porta-oggetti intimamente multifunzionale, che potesse vivere in una varietà di ambienti domestici. Il design doveva quindi apparire semplice, ma ad un tempo elegante. In definitiva, è il nome della collezione a riassumere tutto: There’s a Home for Everything. Ho collaborato con il brand per concepire una coppia di porta-oggetti ben proporzionati, in uno spiccato canteen-style e ovviamente realizzati nella vostra pregiata pelle di vacchetta. Sono entusiasta del risultato finale. Sono perfetti e li uso ogni giorno.
Signor Henderson, questa sua creazione è destinata a decorare il design di ampi interni e a contenere piccoli oggetti di design. Basandosi sulla sua esperienza, quale crede sia il posto che la Capsule Collection occuperà nelle vite e nelle case dei suoi clienti?
Per me inizia tutto dall’uscio di casa. Entrando e uscendo da uno spazio personale, ho pensato che fosse importante avere qualcosa che semplificasse il gesto di riporre le cose che ci portiamo appresso – chiavi, occhiali da sole, Air Pods. Lo scopo era di levare ogni dubbio, di designare uno spazio, un’intera abitazione se volete, dove tutto potesse essere organizzato. Vivendo in una città come New York, dove il disordine visuale è tangibile, nonché un tema di riflessione per la gente, ho pensato che dei simili porta-oggetti fossero raffinati e insieme dessero un’agile soluzione per, diciamo così, archiviare il disordine. Man mano che avanzavo nella progettazione, pensavo ad altre stanze della casa dove la collezione potesse prendere vita. I porta-oggetti sono prodotti di design versatili, da collocare su una scrivania per la cancelleria o su un tavolino da trucco per ospitare gioielli, orologi, profumi e altro per la cura quotidiana di sé.
Alla fine, ho creato due serie: Canteen 01 e Canteen 02. Per me, Canteen 01 è una tabula rasa. Il profilo è pulito e minimale, ad angoli retti. Potreste immaginare la piantina del piano di un palazzo nella forma di un vassoio porta-oggetti. Canteen 02, invece, sfrutta le linee curve e semplici geometrie aperte – quadri, rettangoli, cerchi – che aggiungono corpo e offrono ancora nuove soluzioni. Le serie Canteen 01 e 02, ciascuna a suo modo, sono nate dalla stessa logica funzionale.
Interrogato sulla Capsule Collection, ha menzionato l’influenza del designer francese Jacques Adnet, che si era formato in diverse tecniche. La collezione mostra un’eleganza delle linee ma nasconde un eclettismo dei materiali.
Sono sempre stato attratto dall’onestà e dalla purezza dei progetti di Adnet. I suoi mobili erano in pari misura belli e funzionali e tenevano conto dello spazio che occupavano entro una stanza. I progetti di Adnet possiedono una tranquilla autorevolezza che forse oggi li fa apparire ancora più moderni. Volevo in qualche modo catturare questo spirito quando ho affrontato la mia collezione per Il Bisonte. Ho evitato ogni inutile sfarzo decorativo, come nell’opera di Adnet ma anche in quella de Il Bisonte. Ho creato dei design semplici in apparenza, affidandomi all’esperienza degli artigiani del brand. È stato un rompicapo che abbiamo risolto insieme per ottenere qualcosa di semplice, utile e autentico.
Legno e pelle, vegetale e animale, due materiali primordiali, derivati dalla natura in modi sostenibili. Crede che la Capsule Collection riesca a rendere evidenti i principi globali di sostenibilità che Il Bisonte abbraccia?
Per me la sostenibilità richiede consapevolezza e azione. Il mio approccio al design d’interni è sempre stato incentrato sui mobili vintage. Quando lavoro con un cliente valuto sempre ciò che possiede già, con l’obiettivo di conservare il più possibile e persino di reimmaginare un mobile all’interno del nuovo progetto. Quando produco nuovi pezzi per un cliente, lavoro con un gruppo fidato di artigiani locali con
cui ho sviluppato una certa intesa nel corso di una serie di commissioni. Il mio ethos progettuale mi porta ad affiancare gli oggetti di nuova ideazione e produzione a quelli d’epoca. Per me questa giustapposizione crea un ambiente moderno e personale per il cliente finale. Ho portato questa mentalità e questa esperienza nella mia prima conversazione con Il Bisonte. Ciò di cui non ero a conoscenza all’epoca era il vostro approccio iper-locale all’approvvigionamento delle materie e alla produzione. Mi hanno stupito l’impegno costante de Il Bisonte e la sua capacità di produrre collezioni di pelletteria per donna, uomo e ora anche per la casa, tutto nel raggio di 30 chilometri da Firenze. Ho deciso consapevolmente di progettare solo l’essenziale. Ho sviluppato due concetti che resistono alle mode e possono adattarsi a una varietà di ambienti e stili di lusso. La mia speranza è che i porta-oggetti della Capsule Collection vengano usati, riutilizzati e tramandati di generazione in generazione. E mi emozionerei se scoprissi che un giorno diverranno dei pezzi vintage.