In questa puntata de Il Bisonte Journal presentiamo Fiorenzo Caspon, l’uomo che da dieci anni salva gli alberi del suo territorio. La passeggiata è iniziata.
In veste di inviato per il Journal che state leggendo, ho incontrato il proprietario di una fabbrica di pagliette metalliche per lavare le pentole, nella zona industriale di un paesino noto per la sua villa palladiana ben più che per il nome di Fanzolo. Da uno schermo della videosorveglianza, sulla soglia dell’ufficio, l’ho intravisto arrivare con gli abiti buoni ‘dell’infrasettimanale’. Guidando il trattore. Aveva avuto un guasto, si scusava del ritardo. Siamo rimasti alla scrivania pochi minuti, quindi: «Andiamo, ti mostro i campi.»
La mia passeggiata con Fiorenzo non è durata molto, ma abbastanza per raccontare la storia del più generoso dei paladini ambientali in Veneto, seguendo le tappe che i viali alberati ci hanno suggerito. Faccio le presentazioni: Fiorenzo Caspon, imprenditore trevigiano di sessantasei anni; da dieci, compra terreni dietro ai suoi capannoni e alberi, alberi a grosso fusto, già espiantati, con le radici nude e inermi, o già destinati all’abbattimento. E li ripianta. In dieci anni, i campi sono divenuti 100 e gli alberi 5.000. «Non faremo in tempo a vederli tutti.»
Camminando, le interviste prendono un ritmo loro, perciò le risposte verranno da sé. Ogni elemento del paesaggio può deviare il flusso del discorso. Eccoci, intanto, sotto a «un muro di pannocchie. Vedi, questa è opera dei finti contadini! L’agricoltura intensiva di mais, soia, frumento non ha altro scopo che il profitto. A loro è concesso di sprecare l’acqua irrigando a pioggia, di sventrare questi sentieri con macchinari alti come grattacieli, di avvelenare gli uccelli nelle nuvole di pesticidi.» Le parole di denuncia di Fiorenzo sono quelle di un contadino per missione.
Non somigliano affatto a un’oasi nel deserto, i suoi campi. Lungo i bordi crescono di nuovo solo piante locali, che lui chiama col nome proprio: morari (i gelsi), fagari (i faggi), stropari (i salici), e poi platani, pioppi e querce. Fiorenzo compra anche fagiani e lepri da lasciare in libertà, dove non saranno cacciati durante la stagione. Ad un tratto ci fermiamo. Abbiamo visto saltar fuori due lunghi orecchi da dietro un albero. L’animale ricambia lo sguardo e s’infila nel vicino campo di tabacco. Noi proseguiamo.