In questa seconda puntata su Dante, Il Bisonte Journal pone l’accento sulla ‘generosità’ della lingua del poeta, credendo che possa insegnarci – a ognuno nel proprio ambito; noi, nell’alto artigianato sostenibile – la passione per la pienezza della vita in tutti i suoi aspetti.
“Qual è colüi che sognando vede, che dopo ’l sogno la passione impressa rimane, e l’altro a la mente non riede, cotal son io, ché quasi tutta cessa mia visïone, e ancora mi distilla nel core il dolce che nacque da essa.”
Eccolo in cima. Dante in Paradiso. Sappiamo che ci è arrivato, ma lì cosa succede? Di fronte al Divino il poeta fa mostra della sua commozione per quanto gli è dato vedere, e non può descrivere davvero. E così cantando, esaurisce, ad un tempo (un po’ malizioso), le infinite possibilità della lingua. La luce, il sogno, la poesia. (Wow.) Uno quasi dimentica quello che cantava all’inizio… Qualcosa come:
“Per l’argine sinistro volta dienno, ma prima avea ciascun la lingua stretta coi denti, verso lor duca, per cenno, ed elli avea del cul fatto trombetta.”
Proprio così. Dalle stelle mosse dall’amore, fino alla flatulenza molesta dei diavoli. I diavoli delle Malebolge coi loro nomi pazzeschi (i preferiti di chi scrive sono Calcabrina, Libicocco e Draghignazzo), che tanti hanno interpretato, alcuni anche accusando i Lucchesi contemporanei di Dante (ma non ne vogliano al Journal i lettori di Lucca). Il poeta quaggiù si diverte come il regista di un filmaccio Post-punk, muovendo la cinepresa tra i liquami tetri e ribollenti e le comparse dai copricapi deformi. Ancora non si sa cosa ci aspetta in cima…
Dante, lo sappiamo, è il poeta del Tutto. Non adotta una voce particolare, egli sostiene la vita, con tutte le sue parole. E ancora una volta: a noi cosa ne viene? Al cliente dell’alta moda e al lettore distratto sui mezzi pubblici? Non spingiamoci, per il momento, fino al Paradiso, né a far parlare il lato B. Ci accontentiamo, si fa per dire, di riempire all’orlo i nostri gesti, poetici e più modesti, e le nostre scelte. Anche i nostri sogni, sperando, come Dante, di trovare le parole per raccontarli.