Si chiama filigrana il sottile percorso dell’oro sopra alcuni gioielli. Come se si sfrangiassero questi gioielli, riannodando lungo un disegno preciso i loro fili preziosi. Ma è in filigrana anche il marchio che i maestri cartari apponevano nella pasta dei fogli bianchi. Un intreccio metallico a formare il profilo di un vescovo, o le corna di un toro, ogni piccolo emblema della propria bottega. Visibile solo in trasparenza.
La filigrana può essere infine, per così dire, tutto ciò che emerge appena, segnando solo la superficie. Qualcosa ingiallisce nella carta, e nelle pelli cucite insieme che indossiamo. Ma qualcos’altro resta sottotraccia. Chi cerca la filigrana nei libri antichi sa anche riconoscere, nei graffi e nelle piccole tacche su una borsa di pelle, il lavoro del tempo come di un orafo paziente o di un maestro cartario che rinnova ogni giorno il suo marchio.