Ricominciamo dagli Orti dipinti. Esiste a Firenze un giardino nascosto, che pure è al centro di una comunità. È il solo orto urbano all’interno di un sito UNESCO. Un Community Garden che da più di dieci anni raccoglie delle specie di piante rare insieme ai cittadini che se ne prendono cura. Il Bisonte è il nuovo compagno di viaggio di Giacomo Salizzoni, creatore degli Orti. E il Journal sarà il fedele narratore del loro progetto comune, dei loro valori in comune. La storia, però, comincia da quando il nostro giardino era soltanto una pista d’atletica abbandonata.
Il 15 giugno scorso il Journal è entrato negli Orti dipinti con gli altri invitati alla festa. Le aiuole, che ci avrebbero offerto le erbe aromatiche per delle tisane personalizzate, ospitavano già, bene in vista, le nuove borse de Il Bisonte per la collezione SS 2023. Suonava un gruppetto jazz al centro del manto rosso, segnato con le righe bianche delle corsie e qualche scritta. Giacomo Salizzoni si muoveva tra le corsie, le aiuole e gli invitati; mi ha offerto un’albicocca di un’antica varietà, colta da un ramo basso che riparava anche una pochette, o forse una borsa a spalla; poi ci siamo seduti al fresco per fare la sua prima intervista sul Journal.
La nuova collezione tra le piante aromatiche.
«Nel 2010 ero in cerca a Firenze di uno spazio per un orto urbano. Doveva essere uno spazio appartato, anzi proprio nascosto, che si sarebbe svelato alla città. E doveva essere grigio in partenza, cioè coperto di cemento da coprire a sua volta di verde. Con questi due requisiti in mente visitavo i quartieri dall’alto con Google Maps».
Ecco una curiosa coincidenza. Tanto noi oggi, che li raccontiamo, quanto il creatore degli Orti dipinti li abbiamo approcciati dall’alto, con una veduta zenitale (e un po’ fredda). Ti suona?
Nascosto e bene in vista.
«Però questo luogo dall’alto si fa trovare, è una macchia di colore rosso più evidente del grigio che cercavo. È stato difficile capire il suo punto d’accesso: tutto intorno c’erano dei condomini e un parco a isolare questa vecchia pista d’atletica. Al tempo io abitavo qui vicino, in Via Alfani, che incrocia proprio Borgo Pinti. Una volta riconosciuto il portone, anche se non sembrava nascondere un giardino, ci tornavo davanti di continuo, allungando magari il tragitto verso casa, nella speranza di vederlo aperto».
I primi passi negli Orti.
Finché un giorno… Oltre il portone, Giacomo racconta di aver fatto alcuni metri sotto delle ampie chiome verdi. Un tratto di bosco al confine, a proteggere l’ovale della pista, battuta dal sole. Mentre lui parla sembra di sentire il caldo di quel giorno. Le prime foto che scattò me le mostra dall’iPhone. Certo gli Orti ne hanno fatta di strada. Guardandole, sembra anche di sentire le cicale e gli altri suoni tipici delle pinete, che d’estate attraversi fino a una spiaggia assolata.
Tutte le feste del Community Garden.