C’era una volta una pista di atletica abbandonata
A ovest l’imponente Palazzo della Gherardesca, con il suo grande giardino monumentale, ora privilegio esclusivo dei facoltosi clienti dell’hotel Four Seasons. A nord, a ridosso delle antiche mura, i cipressi e gli iris del Cimitero degli Inglesi, dove riposano i pittori e i poeti non cattolici che avevano scelto di vivere a Firenze. A sud il Duomo e poco più in là la chiesa del popolare rione di Sant’Ambrogio e la Basilia di Santa Croce. A est l’esclusiva Piazza d’Azeglio, un pezzo di Ottocento fatto a misura dell’alta borghesia cittadina. In mezzo, al civico 76 di Borgo Pinti, un vuoto: un grande rettangolo rosso solcato da strisce bianche che disegnano la sagoma di una vecchia pista di atletica abbandonata da decenni e riscoperta grazie a Google Maps.
È lì che dieci anni fa Giacomo Salizzoni ha deciso di ricucire la cesura tra la città e i suoi spazi, tra il verde e il costruito, tra gli appartamenti (in cui appunto ci si apparta) e le comunità. Ha portato su quella pista legno e terra, semi e piante rare, alberi e ortaggi, bambini, famiglie e anziani e ha dato a tutti qualcosa da fare. Nel giro di pochi mesi la sua squadra di guerrilla gardener ha compiuto il miracolo e quell’orto è diventato uno straordinario laboratorio permanente di buone pratiche ambientali.
Giacomo è lì tutte le mattine, pronto a raccontare a chiunque la storia di un limone resuscitato, le proprietà sorprendenti dell’erba della Madonna, i miracoli dei lombrichi nel compost, la bontà dei fiori edibili, l’efficienza dei frigo africani e quella delle anfore di terracotta per la sub-irrigazione, l’ingegnosità con cui un copertone può diventare un’altalena e una gruccia di metallo una bellissima scultura.
Ambiente, economia circolare, insegnamento, condivisione sono i semi che crescono rigogliosi in questo giardino che non ha uguali.
La collaborazione
Un’esperienza da condividere
Dopo aver raccontato per anni sul Journal del nostro sito le storie di Yacouba Sawadogo, Nemonte Nenquimo, Shyam Sunder Paliwal, Nalleli Cobo, Paul Sein Twa, Fiorenzo Caspon e degli altri eroi che in ogni parte del mondo combattono per cambiare il futuro del pianeta e delle persone, abbiamo scoperto di avere uno di loro a due passi dai nostri uffici e dal piccolo laboratorio di pelletteria da cui è nata nostra azienda.
Quello con Giacomo e il suo incredibile orto urbano è stato amore a prima vista. Conquistati dal suo entusiasmo e dalla sua gioiosa e tenace capacità di trasformare i sogni in realtà, abbiamo deciso di condividere la sua storia e, in punta di piedi, anche di farne parte, coltivando insieme a lui un progetto di sostenibilità sociale e ambientale.
Capita raramente di avere il privilegio di mettere insieme il proprio lavoro e i propri sogni, le proprie responsabilità verso un’azienda e la gioia profonda di un nuovo progetto da condividere con tutti. Questa volta è successo e Orti Dipinti è diventato il nostro luogo del cuore, uno spazio di libertà in cui abbiamo scelto di far crescere insieme il futuro che vogliamo. Lo raccontiamo con l’obiettivo di essere contagiosi e di coinvolgere in questa straordinaria esperienza tanti altri sostenitori.
Luigi Ceccon
Amministratore Delegato de Il Bisonte S.p.A.
Il fondatore
Il bolognese innamorato di Firenze
Classe 1975, bolognese, Giacomo Salizzoni è arrivato a Firenze venticinque anni fa per studiare architettura e non se ne è più andato. Ama la sua città d’adozione come e più di un fiorentino, ma sa ancora vederla da fuori, capirne i limiti e intuirne le potenzialità.
Ci voleva il suo occhio alieno per vedere dall’alto un vuoto nel tessuto urbano del centro più antico di Firenze e per immaginare di riempirlo con un pezzo di futuro. E ci voleva un amore autentico per impegnarsi giorno dopo giorno a costruirlo, in barba agli ostacoli burocratici e alla natura riservata degli abitanti di un quartiere vittima della sua bellezza e di una crescente gentrificazione.
La sostenibilità dei nostri stili di vita è sempre stata il suo pallino: Giacomo porta sempre con sé un taccuino e – sia che lo si incontri per caso sia che lo si inviti a cena – lo tira fuori in continuazione per annotare un’idea nuova o per raccontare quel metodo geniale partorito in Islanda per stoccare la CO2, quel trucco incredibile che usano nelle favelas per illuminare le baracche senza finestre o quel modo infallibile per decorare le torte usando le foglie come stencil per lo zucchero a velo. Grandi e piccole cose frullano in continuazione nel suo cervello vivace e si trasformano in esperimenti e in buone pratiche da condividere.
Se passate da Firenze non perdete l’occasione di incontrarlo.
La collaborazione
Un’esperienza da condividere
Dopo aver raccontato per anni sul Journal del nostro sito le storie di Yacouba Sawadogo, Nemonte Nenquimo, Shyam Sunder Paliwal, Nalleli Cobo, Paul Sein Twa, Fiorenzo Caspon e degli altri eroi che in ogni parte del mondo combattono per cambiare il futuro del pianeta e delle persone, abbiamo scoperto di avere uno di loro a due passi dai nostri uffici e dal piccolo laboratorio di pelletteria da cui è nata nostra azienda.
Quello con Giacomo e il suo incredibile orto urbano è stato amore a prima vista. Conquistati dal suo entusiasmo e dalla sua gioiosa e tenace capacità di trasformare i sogni in realtà, abbiamo deciso di condividere la sua storia e, in punta di piedi, anche di farne parte, coltivando insieme a lui un progetto di sostenibilità sociale e ambientale.
Capita raramente di avere il privilegio di mettere insieme il proprio lavoro e i propri sogni, le proprie responsabilità verso un’azienda e la gioia profonda di un nuovo progetto da condividere con tutti. Questa volta è successo e Orti Dipinti è diventato il nostro luogo del cuore, uno spazio di libertà in cui abbiamo scelto di far crescere insieme il futuro che vogliamo. Lo raccontiamo con l’obiettivo di essere contagiosi e di coinvolgere in questa straordinaria esperienza tanti altri sostenitori.
Luigi Ceccon
Amministratore Delegato de Il Bisonte S.p.A.
C’era una volta una pista di atletica abbandonata
A ovest l’imponente Palazzo della Gherardesca, con il suo grande giardino monumentale, ora privilegio esclusivo dei facoltosi clienti dell’hotel Four Seasons. A nord, a ridosso delle antiche mura, i cipressi e gli iris del Cimitero degli Inglesi, dove riposano i pittori e i poeti non cattolici che avevano scelto di vivere a Firenze. A sud il Duomo e poco più in là la chiesa del popolare rione di Sant’Ambrogio e la Basilia di Santa Croce. A est l’esclusiva Piazza d’Azeglio, un pezzo di Ottocento fatto a misura dell’alta borghesia cittadina. In mezzo, al civico 76 di Borgo Pinti, un vuoto: un grande rettangolo rosso solcato da strisce bianche che disegnano la sagoma di una vecchia pista di atletica abbandonata da decenni e riscoperta grazie a Google Maps.
È lì che dieci anni fa Giacomo Salizzoni ha deciso di ricucire la cesura tra la città e i suoi spazi, tra il verde e il costruito, tra gli appartamenti (in cui appunto ci si apparta) e le comunità. Ha portato su quella pista legno e terra, semi e piante rare, alberi e ortaggi, bambini, famiglie e anziani e ha dato a tutti qualcosa da fare. Nel giro di pochi mesi la sua squadra di guerrilla gardener ha compiuto il miracolo e quell’orto è diventato uno straordinario laboratorio permanente di buone pratiche ambientali.
Giacomo è lì tutte le mattine, pronto a raccontare a chiunque la storia di un limone resuscitato, le proprietà sorprendenti dell’erba della Madonna, i miracoli dei lombrichi nel compost, la bontà dei fiori edibili, l’efficienza dei frigo africani e quella delle anfore di terracotta per la sub-irrigazione, l’ingegnosità con cui un copertone può diventare un’altalena e una gruccia di metallo una bellissima scultura.
Ambiente, economia circolare, insegnamento, condivisione sono i semi che crescono rigogliosi in questo giardino che non ha uguali.
Il fondatore
Il bolognese innamorato di Firenze
Classe 1975, bolognese, Giacomo Salizzoni è arrivato a Firenze venticinque anni fa per studiare architettura e non se ne è più andato. Ama la sua città d’adozione come e più di un fiorentino, ma sa ancora vederla da fuori, capirne i limiti e intuirne le potenzialità.
Ci voleva il suo occhio alieno per vedere dall’alto un vuoto nel tessuto urbano del centro più antico di Firenze e per immaginare di riempirlo con un pezzo di futuro. E ci voleva un amore autentico per impegnarsi giorno dopo giorno a costruirlo, in barba agli ostacoli burocratici e alla natura riservata degli abitanti di un quartiere vittima della sua bellezza e di una crescente gentrificazione.
La sostenibilità dei nostri stili di vita è sempre stata il suo pallino: Giacomo porta sempre con sé un taccuino e – sia che lo si incontri per caso sia che lo si inviti a cena – lo tira fuori in continuazione per annotare un’idea nuova o per raccontare quel metodo geniale partorito in Islanda per stoccare la CO2, quel trucco incredibile che usano nelle favelas per illuminare le baracche senza finestre o quel modo infallibile per decorare le torte usando le foglie come stencil per lo zucchero a velo. Grandi e piccole cose frullano in continuazione nel suo cervello vivace e si trasformano in esperimenti e in buone pratiche da condividere.
Se passate da Firenze non perdete l’occasione di incontrarlo.
La pianta degli Orti Dipinti
All’ombra degli alberi
Albicocchi, viti e un pioppo portato dal vento
Tra le crepe del cemento, nelle aiuole ritagliate dove un tempo si faceva il salto in lungo, in grandi casse di legno fatte con le sponde dei bancali, in vecchie barrique tagliate a metà e riutilizzate come vasi: gli alberi degli Orti Dipinti crescono rigogliosi ovunque trovino spazio.
Le viti si arrampicano sui pali che delimitano l’area preposta alla preparazione dei cibi per pranzi, cene e merende. L’albicocco antico e i suoi frutti stupendi ombreggiano i tavoli in cui ogni mattina si può leggere, disegnare o lavorare. Le piante rampicanti, che costeggiano tortuose i muri perimetrali, segnano il passare delle stagioni con i loro colori intensi. Il pioppo tremulo, nato sul terrazzo di una casa a due passi dall’orto e trapiantato qui per avere lo spazio giusto per espandersi, sostiene un’amaca che invita a rilassarsi.
La vita quotidiana degli Orti è così: lenta e semplice come il miracolo di un albero che cresce nonostante tutto.
Insieme è meglio
Naturalmente inclusivi
Agronomi che danno consigli e chef in cerca di erbe aromatiche; nonni e bambini che giocano con le carriole o fanno collage di foglie e fiori; turisti di passaggio e residenti che si incontrano per un aperitivo; attivisti e curiosi; studenti delle università internazionali e lavoratori socialmente utili: agli Orti Dipinti c’è un posto e qualcosa da fare per tutti.
Basta chiedere a Giacomo e si può cominciare subito ad annaffiare gli ortaggi o a rimuovere erbacce e foglie secche per farne compost, aggiustare strumenti o costruire strutture per sorreggere i rampicanti. E per chi sa suonare, cantare o recitare c’è sempre un palco a disposizione.
Tra i pilastri del community garden ci sono anche i ragazzi diversamente abili dell’attigua cooperativa sociale Gaetano Barberi, ognuno dei quali partecipa al progetto in base alle sue capacità e alla sua sensibilità. Tra i frutti del loro lavoro, non perdetevi le belle decorazioni in terracotta colorata che fanno capolino tra ortaggi e fiori.
La riscoperta della diversità
Si fa presto a dire menta
Cosa si impara agi orti? Cose semplici, trucchi dimenticati, buone pratiche quotidiane, alimentazione sana, economia circolare. Tra i tanti laboratori a disposizione di singoli e scuole, ci sono quelli per imparare ad auto-prodursi infusi, acque profumate o mazzetti di erbe da appendere in cucina e da consumare sia freschi che essiccati; quelli per scoprire le sorprendenti proprietà cicatrizzanti dell’”erba della Madonna”; quelli dedicati al compostaggio di ogni cosa (compresa la pipì!) e al duro e utilissimo lavoro dei lombrichi. Si impara a fare amicizia con le coccinelle scaccia-afidi, a mangiare fiori, a far crescere insieme ortaggi che si aiutano a vicenda, a fare talee e a creare anti-zanzare 100% naturali.
Ma la cosa più importante è che si riscopre l’importanza della diversità e della consociazione, si rientra in contatto con la natura e le sue infinite declinazioni e se ne sperimentano con tutti i sensi la ricchezza e la potenza. Agli Orti Dipinti l’amore per la bio-diversità sboccia già annusando la salvia gialla o quella rossa, la menta alla banana e quella alla fragola. Provare per credere!
Luigi e Giacomo
La serra de Il Bisonte
L: “Cosa ti manca qui Giacomo?”
G: “La luce per quando restiamo dopo il tramonto e un nuovo impianto di irrigazione che permetta di risparmiare tempo e acqua.”
L: “E poi? Niente altro?“
G: “Poi ci sarebbe il sogno di una grande serra in ferro e vetro dove poter fare, anche quando piove, incontri e lezioni di buone pratiche per tutti, dai bambini dell’asilo in su. Ma costa un sacco di soldi, qui tutto è auto-finanziato e non ce la possiamo fare.”
L: Facci un bel progetto e riempi la serra di buone idee. Alle risorse economiche e gestionali pensiamo noi.”
Il primo incontro tra Giacomo Salizzoni e Luigi Ceccon è andato esattamente così. Le luci, tutte a LED a bassissimo consumo, sono già state installate così come l’impianto di irrigazione. La serra didattica sarà pronta prima della prossima primavera. Il resto verrà da sé, attraverso il confronto tra gli Orti, Il Bisonte e chiunque voglia sostenere questo progetto.
La buone pratiche degli Orti Dipinti
Le buone pratiche #1
Riscopriti teppista
Da quanto tempo non ti sporchi le mani con il fango? Almeno cinque lustri, vero? Nessun problema, ti diamo una buona ragione per ricominciare a fare i meravigliosi “giochi sporchevoli” che adoravi da bambino.
Raccogli dei semi, impastane un cucchiaio con 5 cucchiai di argilla, 3 cucchiai di terriccio senza torba e 2 cucchiai di acqua. Fai delle palline grandi come gnocchi e lasciale seccare all’aria aperta. Poi avvolgile nella carta velina, legandole come le caramelle della nonna. Portale con te e ogni volta che vedi un pezzo di città triste o desolata, lancia le tue bombe di semi sul primo pezzo di terra incolta che vedi. Qualcosa di nuovo e di bello probabilmente nascerà!
“Inventate” dal botanico e filosofo giapponese Masanobu Fukuoka, le “bombe di semi” sono una delle più praticate forme di protesta pacifica green e un invito gentile a rigenerare le città.
Giacomo raccomanda: costruisci la tua piccola “Seed Bank” in cui raccogliere i semi della frutta che mangi per poi piantarli in un secondo momento.
Le buone pratiche #2
Parla con le piante. Anzi scrivigli
Parla con le piante. Anzi, meglio ancora, scrivigli. Non è detto che ti ascoltino e tanto meno che ti leggano, ma sicuramente il tempo che dedicherai loro mentre ci chiacchieri ti consentirà di prendertene cura con la giusta lentezza e di accorgerti se hanno un bisogno particolare di cura o nutrimento.
Il limone arrivato agli Orti Dipinti quasi stecchito e del tutto infruttuoso è rinato così: diventando un albero a cui appendere ogni giorno un biglietto di ringraziamento per qualcosa per cui si è grati. Il direttore del laboratorio di neuro-biologia vegetale di Firenze, Stefano Mancuso, conferma che funziona e scommettiamo che anche il tuo psicoterapeuta apprezzerebbe 😉
Giacomo raccomanda: googla “Don José Carmen Garcia Martinez” e/o leggi il suo libro “El hombre que habla con las plantas”. Non garantiamo che anche a te riesca il miracolo di far crescere bietole lunghe un metro e mezzo, piante di mais alte 5 metri e cavoli da 45 kg l’uno, ma scommettiamo che resterai incantato dalla storia di questo saggio agricoltore messicano e che il tuo pollice sarà un po’ più verde.
Le buone pratiche #2
Parla con le piante. Anzi scrivigli
Parla con le piante. Anzi, meglio ancora, scrivigli. Non è detto che ti ascoltino e tanto meno che ti leggano, ma sicuramente il tempo che dedicherai loro mentre ci chiacchieri ti consentirà di prendertene cura con la giusta lentezza e di accorgerti se hanno un bisogno particolare di cura o nutrimento.
Il limone arrivato agli Orti Dipinti quasi stecchito e del tutto infruttuoso è rinato così: diventando un albero a cui appendere ogni giorno un biglietto di ringraziamento per qualcosa per cui si è grati. Il direttore del laboratorio di neuro-biologia vegetale di Firenze, Stefano Mancuso, conferma che funziona e scommettiamo che anche il tuo psicoterapeuta apprezzerebbe 😉
Giacomo raccomanda: googla “Don José Carmen Garcia Martinez” e/o leggi il suo libro “El hombre que habla con las plantas”. Non garantiamo che anche a te riesca il miracolo di far crescere bietole lunghe un metro e mezzo, piante di mais alte 5 metri e cavoli da 45 kg l’uno, ma scommettiamo che resterai incantato dalla storia di questo saggio agricoltore messicano e che il tuo pollice sarà un po’ più verde.
Le buone pratiche #3
Tieniti in forma con gli aromi
Un vaso di vetro, lavato e sterilizzato in acqua bollente.
Una manciata di sale.
Un mazzetto di erbe essiccate, raccolte durante una passeggiata o avanzate in cucina.
Non ti serve altro per produrre da solo un magnifico sale aromatico e custodire a lungo tutto il profumo delle erbe che ami di più.
Se sei un conservatore, vai sul sicuro con salvia, rosmarino e alloro, ma se ti piace sperimentare spingiti con sicurezza alla scoperta di combinazioni sempre nuove mescolando santoreggia, timo e menta; sedano, prezzemolo ed erba cipollina; lavanda, cedrina e nepitella. Agli Orti Dipinti la possibilità di sbizzarrirsi non manca: nelle casse di legno crescono più di settanta varietà di erbe aromatiche.
Giacomo raccomanda: per tritare le erbe non usate il mixer! Il calore prodotto durante la frantumazione elettrica altera le proprietà e il sapore delle erbe. Meglio un po’ di ginnastica per mani e braccia con pestello o mezzaluna.
Le buone pratiche #4
Pianta l’argilla
Nel suo romanzo “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene“, Roy Lewis racconta le vicende di uno strampalato gruppo di cavernicoli e degli sforzi che compie per sopravvivere ed evolversi gestendo in modo efficiente le risorse naturali.
La siccità dell’estate appena trascorsa rende quanto mai raccomandabile la sua godibilissima lettura (e non solo perché abbiamo tutti un gran bisogno di ridere). La morale della favola è: “Vivete come se l’intero futuro dell’umanità dipendesse dal vostro impegno; in fondo, potrebbe anche darsi”.
Cominciate a rispondere all’appello dei cavernicoli e a quello del nostro pianeta interrando ampolle di terracotta piene d’acqua nei vostri vasi e nei vostri orti. La porosità del recipiente permetterà all’acqua di uscire nella quantità esatta di cui la terra e l’apparato radicale delle piante hanno bisogno e farà crescere raccolti ricchi e vigorosi. Senza sprecare neppure una goccia.
Giacomo raccomanda: riducete l’evaporazione dell’acqua dal terreno con una bella pacciamatura di paglia.
Le buone pratiche #4
Pianta l’argilla
Nel suo romanzo “Il più grande uomo scimmia del Pleistocene“, Roy Lewis racconta le vicende di uno strampalato gruppo di cavernicoli e degli sforzi che compie per sopravvivere ed evolversi gestendo in modo efficiente le risorse naturali.
La siccità dell’estate appena trascorsa rende quanto mai raccomandabile la sua godibilissima lettura (e non solo perché abbiamo tutti un gran bisogno di ridere). La morale della favola è: “Vivete come se l’intero futuro dell’umanità dipendesse dal vostro impegno; in fondo, potrebbe anche darsi”.
Cominciate a rispondere all’appello dei cavernicoli e a quello del nostro pianeta interrando ampolle di terracotta piene d’acqua nei vostri vasi e nei vostri orti. La porosità del recipiente permetterà all’acqua di uscire nella quantità esatta di cui la terra e l’apparato radicale delle piante hanno bisogno e farà crescere raccolti ricchi e vigorosi. Senza sprecare neppure una goccia.
Giacomo raccomanda: riducete l’evaporazione dell’acqua dal terreno con una bella pacciamatura di paglia.
Jump into the circle!
A Il Bisonte scegliamo ogni giorno di impegnarci per dare un contributo concreto al futuro delle persone e del pianeta. Da oltre 50 anni produciamo borse e accessori che possono essere curati, riparati e riutilizzati per una vita intera.
Oggi il nostro impegno ha anche il suo luogo del cuore: un giardino segreto nel centro di Firenze, che abbiamo deciso di far crescere e di condividere con chiunque creda, come noi, nel valore della natura e di chi se ne prende cura con amore.
Per scoprire di più su come, con i tuoi acquisti, puoi sostenere i nostri progetti di economia circolare autentica e alternativa, visita ILBISONTE.COM
Se anche tu vuoi dare il tuo contributo, puoi fare un bonifico direttamente sul conto corrente dell’Associazione Orti Dipinti, tramite IBAN
IT 34 P 02008 02849 000101667158
oppure puoi scrivere a
info@ortidipinti.it
per donare terra, legno, strumenti per il giardinaggio, piante biologiche e semi.
Jump into the circle!
A Il Bisonte scegliamo ogni giorno di impegnarci per dare un contributo concreto al futuro delle persone e del pianeta. Da oltre 50 anni produciamo borse e accessori che possono essere curati, riparati e riutilizzati per una vita intera.
Oggi il nostro impegno ha anche il suo luogo del cuore: un giardino segreto nel centro di Firenze, che abbiamo deciso di far crescere e di condividere con chiunque creda, come noi, nel valore della natura e di chi se ne prende cura con amore.
Per scoprire di più su come, con i tuoi acquisti, puoi sostenere i nostri progetti di economia circolare autentica e alternativa, visita ILBISONTE.COM
Se anche tu vuoi dare il tuo contributo, puoi fare un bonifico direttamente sul conto corrente dell’Associazione Orti Dipinti, tramite IBAN
IT 34 P 02008 02849 000101667158
oppure puoi scrivere a
info@ortidipinti.it
per donare terra, legno, strumenti per il giardinaggio, piante biologiche e semi.