Anzitutto è una questione di… No, prima di pronunciarsi, anzitutto qualche immagine. Jeanne Moreau, allora, ovvero «Catherine», una notte a Parigi di bianco vestita, pochi passi in equilibrio, un fugace sguardo al cameraman del film Jules et Jim: e poi si getta nella Senna! Ma manca un dettaglio. Prima di tuffarsi ha sollevato la veletta sopra la falda del cappello. Poche scene prima, invece, quando nella sua stanzetta la visita «Jim», che si siede sul letto e vi poggia il cappello, la donna protesta: non lo sa che porta male?
Jules et Jim di Truffaut, Arancia meccanica di Kubrick, Charlie Chaplin.
Ancora: provate a fare al contrario il gioco delle differenze tra il più dolce senzatetto del cinema, «Charlot» di Charlie Chaplin, e il più violento personaggio di Hollywood, «Alex DeLarge» di Arancia meccanica. Di differenze ne hanno tante. Ma entrambi portano la bombetta. (In effetti anche il bastone, ma di quello fanno un uso molto diverso).
Può essere dunque una questione di stile. Jeanne non rinuncia all’eleganza del gesto neanche prima del suo folle tuffo. O di scaramanzia. Perché il cappello sopra il letto evoca brutti ricordi, che agli indumenti si attaccato come un cattivo odore. Ma può essere anche ben altra questione. Si può essere dolci o violenti portando gli stessi cappelli, trasandati o elegantissimi, egoisti o responsabili.